Iniziamo col dire che non esistono relazioni tra partner, familiari, colleghi, amici, gruppi, organizzazioni, esenti dal conflitto. Se avete deciso di spendere i prossimi due minuti del vostro tempo nella lettura di questo articolo, probabilmente il conflitto fa o ha fatto, in qualche modo, parte della vostra vita.
Nella relazione con l’altro il conflitto è inevitabile!
Volere a tutti i costi evitare il conflitto può significare limitare le nostre relazioni con gli altri.
Dunque i conflitti non vanno necessariamente evitati, ma ben gestiti, e in questo modo possono trasformarsi in opportunità di crescita personale.
Due regole fondamentali da rispettare per una buona risoluzione del conflitto:
- Non attaccare l’autostima della persona con cui entri in conflitto.
- Mantieni i limiti del conflitto.
Il conflitto “sano” deve rivolgersi al fare e non all’essere di una persona e deve mantenersi nei limiti della circostanza e dei fatti che sono il motivo del conflitto stesso.
Con questi due imprescindibili presupposti, un conflitto sano:
- permette di fare chiarezza circa le proprie convinzioni e quelle altrui;
- aiuta a far comprendere meglio la propria posizione;
- accresce le motivazioni e le energie poste nello svolgimento dei compiti;
- fa aumentare la consapevolezza della propria identità;
- migliora l’autenticità del rapporto.
A volte però può capitare che il conflitto non sia più benigno e travalichi l’orizzonte del conflitto stesso. In questi casi, combattere, non è la cosa più furba da fare, a lungo andare la battaglia che si intraprende, specie se prolungata nel tempo, comporta inevitabili effetti collaterali.
Ne è un esempio lo stress che si genera nel vostro corpo e nella vostra mente durante un conflitto e i danni che il cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, produce su di voi.
Ogni volta che entrate in conflitto il vostro organismo si attiva producendo cortisolo, e questo ormone, a lungo andare, nuoce a tutto il vostro organismo, attacca il cuore e la circolazione, disturba la vostra digestione e il vostro sonno, vi rende stanchi e infelici.
Non importa quanto riusciate a imporvi sull’avversario, il vostro corpo e la vostra psiche ne soffriranno comunque.
Questo non vuol dire che combattere sia una cosa sbagliata, anzi, far valere i propri diritti, può essere una grande conquista soprattutto per chi, nella vita, non si è mai ribellato. In questo caso lo scontro può rappresentare persino un comportamento auspicabile.
Purtroppo però, c’è chi pensa di dover sempre lottare per riuscire ad affermarsi. Per chi la pensa così, ci sono solo due strade da percorrere: combattere sperando di vincere o ritirarsi con la certezza di perdere.
Per fortuna c’è una terza strada!
Si può vincere senza combattere. Vincere senza opporre resistenza dirottando l’attacco dell’avversario verso il proprio obiettivo. Applicare le regole di una buona gestione del conflitto e provare a percorrere una strada diversa ci fa uscire dal binomio attacco-fuga e ci apre a nuove possibilità.
A noi la scelta!
Nel fare la nostra scelta, non dimentichiamoci che le nostre emozioni si originano dai nostri pensieri. Se riceviamo una offesa, ciò che ci offende non sono le parole che ci vengono rivolte, ma il modo in cui noi le interpretiamo. Sono i nostri pensieri a trasformare una osservazione in una offesa.
Non avete certo il potere di decidere cosa gli altri vi dicono, ma avete il potere di decidere che significato dare a quelle parole. Potete interpretare un commento insolito su di voi come una insopportabile offesa o come una terribile gaffe. Potete cambiare il significato di quelle parole e potete farlo incominciando a non credere automaticamente a ciò che i vostri pensieri negativi vi suggeriscono.
Non possiamo evitare che la nostra mente produca pensieri negativi o aggressivi, possiamo però evitare che questi facciano il nido nei meandri del nostro cervello.
Ad aiutarvi a fare questo è la consapevolezza che non siamo costretti a combattere l’avversario ma abbiamo anche altre possibilità.
Possiamo iniziare a cambiare qualcosa là dove ci sono maggiori possibilità di successo, ossia da noi stessi!
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Barbara Vitiello
Questo articolo è stato scritto da Barbara Vitiello
Counselor ad indirizzo Pluralistico Integrato
Svolge attività di Counseling Psicologico e Sistemico Relazione anche on line
barbara@medinstitute.it